INFILTRAZIONI DI NICHILISMO QUOTIDIANO

di:  Emanuele Pizzatti.

L’abitudine a sacrificare parte del nostro preziosissimo tempo per sapere, per conoscere a fondo le cose con cui abbiamo a che fare, è in controtendenza con quest’epoca che ci propone veloci soluzioni e pareri raccolti dal web, dai media o da un qualche pensiero mondiale che essendo molto diffuso appare come una verità assodata. Più ancora spaventa l’esporci, mostrare pubblicamente il nostro pensiero quando questo è diverso da quello che “il mondo” sembra aver deciso essere quello corretto. “Non abbiate paura!” è quanto mai attuale e necessario. Ed è il miglior consiglio che posso dare ai miei figli.

NON ABBIATE PAURA immagine la croce

“Ama e pratica la carità, senza limiti e senza discriminazioni, perché è la virtù che ci caratterizza come discepoli del Maestro. — Tuttavia, la carità non può portarti — non sarebbe più una virtù — ad attenuare la fede, a togliere gli spigoli che la definiscono, ad addolcirla fino a trasformarla, come alcuni pretendono, in qualcosa di amorfo che non ha la forza e il potere di Dio. (Forgia, 456)”. Il suggerimento di un grande Santo quasi contemporaneo mi aiuta nella comprensione di quanto pubblicato dal Messaggero di Sant’Antonio di Febbraio che un amico mi ha fatto pervenire. Scorrendolo leggo un buon articolo sulla natalità che inneggia alla necessità di sostegno alla famiglia. Un altro che rende testimonianza del valore della vita anche quando segnata da terribili malattie e che mi induce a ricordare la vicenda terribile del piccolo Charlie Gard. C’è spazio nella rivista anche per qualcuno che lotta per la giustizia e contro il razzismo o per chi contempla il mondo.

E poi inevitabilmente mi imbatto in una lunga e articolata promozione della spettacolo indecente “Geppetto e Geppetto” inventato per portare in scena la paternità nella famiglia gay, nell’articolo chiamata eufemisticamente “arcobaleno”. Oltre i pro e i contro, si legge, vince l’amore che è in ogni famiglia di qualunque colore essa sia. L’articolo inizia con “chi ha detto che due persone dello stesso sesso non possono avere un figlio?” e termina con “grazie papà per avermi voluto creare dal nulla…”.

Non mancano le perle del tipo “per essere una famiglia felice basta che due si amino e per essere felice “davvero” c’è bisogno dei bambini: così i due vanno in Canada e “fanno”, “fabbricano”, “costruiscono” il loro piccolino”. Non occorre riportare oltre le tante oscenità dell’articolo che da solo mi basta per raccomandarvi di evitare questa rivista, nulla oggi è peggio dei due più grandi ambiti di lotta contro la pace nel mondo: l’aborto e la de-costruzione (distruzione) della famiglia. E di chi se ne rende complice, più o meno consapevole. Quando il progetto globale di destrutturazione del Cristianesimo trova appoggio sconsiderato nelle istituzioni, edizioni, gruppi o associazioni che amano fregiarsi del titolo di “Cattolico”, siamo davanti alla dimostrazione di quanto alto sia il livello di questa battaglia antropologica. Male contro Bene, di questo si tratta.

Manca del tutto un pensiero al cuore del problema, al centro della questione. Ogni cosa viene affrontata esteriormente, talvolta perfino dai settimanali che hanno per missione la diffusione della buona dottrina e che per questo sono inclinati ad indicare un atteggiamento caritatevole e accogliente senza misura e confine rischiando però di considerare solo elementi collaterali, emozionali, questioni estetiche e ludiche. Carino sembra il bimbetto che con tanto amore questi due o tre o quattro papà si spupazzano, emozionante appare l’amore che si immagina regni fra loro e se c’è vita e amore evidentemente questa potrebbe essere una famiglia.

L’Apostolo Matteo (Mt 10,26-33) ha insistito nel ripetere per tre volte con forza l’esortazione “NON ABBIATE PAURA”, ripresa poi da San Giovanni Paolo II in un notissimo suo intervento. La paura è l’atteggiamento che capita troppo spesso di ritrovare nelle persone perbene, colte e coscienti e impegnate nel loro ruolo professionale o ecumenico o genitoriale. Denunciano ad esempio le tante occasioni di propaganda gender nelle scuole dei loro figli ma solo chiarendo che non intendono esporsi, che non vogliono rischiare. Cercare di parlarne con il professore o il preside di turno mette in soggezione, fa sentire impreparati e si temono conseguenze. Comunque viene ripetuto come un mantra il “non voglio espormi”. Le critiche a quanto accade nelle classi vengono inviate quotidianamente ai volontari delle associazioni che le raccolgono, alla faccia di chi ancora pensa che il problema non esista. Si nota una buona sensibilità e conoscenza generale ma tocca insistere fino alla nausea con l’esortazione “Non Abbiate Paura” per provocare quel dialogo che dovrebbe essere naturale e semplice. Non hanno invece alcuna paura i dirigenti scolastici e i solerti personaggi che dalle Asl propinano corsi sull’affettività, ammantati di anti bullismo e anti violenza, molto seriamente discutibili quando non apertamente orientati alle disposizioni del nuovo ordine mondiale. Non hanno nessuna paura gli scienziati e i giudici che discriminano sulla presunta qualità della vita arrivando a proporre scelte eutanasiche come esempio di umanità. Una vera bestialità.

Figuratevi fra i politici nostrani, notoriamente alti e coraggiosi pensatori, se troveremo mai qualcuno disposto ad esporsi su argomenti che hanno a che fare con la difesa della vita, della libertà educativa, dei valori antropologici. Avete notato per Charlie quanti sono intervenuti? Praticamente nessuno fino a che si sono resi conto che era impossibile starne fuori. Quelli fra loro, locali o nazionali che siano gli incarichi, che hanno una buona sensibilità (vorrei dire Cristianità) ben si guardano dall’esporsi, salvo pochi e coraggiosi casi. E fra i medici come siamo messi? Nel corpo docente invece siamo tranquilli? Fra i Sacerdoti, eletta categoria che amo particolarmente, di sicuro il coraggio di esporsi e di difendere la verità è ancora frequente almeno quanto basta per fare da esempio e incoraggiare noi tutti. Se solo non avessimo paura di vivere i nostri più alti principi come le uniche cose che contano fra tutto il turbinare di impegni che ci soffoca… e di cercare instancabilmente la verità.

Ora per favore immaginate che il Duomo di Milano sia un problema, un fatto, una questione difficile da capire. Immaginate di mettervi davanti ad esso con l’intenzione di capirlo a fondo. Guardate la parete che avete vicino, guardatela molto da vicino perché solo così la potete osservate minuziosamente, nei dettagli delle sue pietre perfettamente lavorate e incastonate fra loro, nelle fessure e crepe degli antichi mattoni fissati con arte. Poi vi rendete conto che state solo osservando una piccola parte del problema, ma non basta a capire il tutto. Allora vi allontanate quanto basta per guardate la parete nel suo insieme e scoprite la bellezza della sua maestosità, delle sue decorazioni, Ma ancora non capite il Duomo. Quindi decidete di portarvi più lontano, fino a vedere il Duomo dall’alto e scoprire così le guglie e le statue del tetto, nascoste alla vista da terra. Potrete ammirare l’insieme e la grandezza della costruzione, anche se vi sembrerà di perdere l’importanza del dettaglio e comunque manca ancora il contesto nel quale è inserito. Allora andate ancora più lontano e vedete che si tratta di Milano, la cui grandezza e significato porta il pensiero verso mete e tempi lontani. Il complesso nella sua struttura esterna e nel contesto locale vi pare di averlo afferrato, ma senza vederlo dentro, nell’animo, a cosa serve tutta questa fatica?  Rientrate in fretta per entrare nel suo interno e scoprire così le incredibili opere d’arte ed ogni particolare del suo contenuto e tentare di afferrarne il senso, il motivo. Tante sono le sfumature e tanta la ricchezza dei contenuti e dei particolari costruttivi che scoprirli può confondere e richiede molto tempo e fatica. Tanto sapete infine da poter descrivere il Duomo da vari punti di vista dandogli significati molto diversi a seconda della prospettiva alla quale darete priorità.

Ma l’unico motivo per cui esiste, il suo cuore pulsante, il suo senso ultimo e vero è solo nella piccola Ostia chiusa nel tabernacolo, del tutto simile a tutte le ostie di ogni chiesa del mondo. Il corpo vero di Gesù, null’altro ha significato nella scoperta del Duomo che senza questo non sarebbe mai stato costruito. Bisogna partire da lì e apprezzare solo dopo gli effetti esterni, le decorazioni, le opere d’arte e le incredibili costruzioni d’intorno. Senza mai perdere di vista il cuore, il centro, il vero motivo.

Così passo dallo sguardo esteriore che l’articolo del Messaggero propone, al senso vero e ultimo dello spettacolo “Geppetto e Geppetto” e vedo l’abominevole pratica dell’utero in affitto, il commercio di bambini “fatti” comprandone le caratteristiche in dettaglio e sfruttando corpi femminili per denaro. Vedo la follia del pensiero che un cucciolo umano possa crescere forzatamente senza una madre o un padre portando in sé tutte le conseguenze che sono certe e conosciute, esistono e lo sanno bene quelli che hanno dovuto sperimentarle a causa di accadimenti della vita oppure coloro che vivono l’affido e l’adozione veri. Vedo la montagna di denaro che caratterizza tante attività arcobaleno, vedo la follia del movimento ideologico gay che si spaccia falsamente per unico rappresentante delle persone con tendenza omo e che relativizza ogni verità spingendoci a guardare sempre e solo una piccola parte di una parete di quel duomo.

Immagina di essere colui che decide in merito all’aborto. Molti aborti possono dipendere da una tua decisione, da una tua presa di coscienza, da una tua posizione espressa e testimoniata. Cerca il cuore del problema, non farti attrarre dalle questioni sentimentali ed esterne. Stiamo parlando di un bambino, di una vita. Tutto il resto viene di conseguenza, troveremo le soluzioni più belle e convenienti per chiunque ma solo partendo dalla verità, dal centro del problema, appunto. E superando la paura di esporci.

Pensa al bimbo al quale vogliono togliere l’assistenza medica che gli permette di sopravvivere e ora grazie alla falsa bontà e carità di quei medici e magistrati potrebbe “non soffrire più”. Dove sta in questo caso il cuore del problema se non nella sacralità della vita soprattutto perché malata ed estremamente debole? Pensa alla follia di un governo che impedisce con la forza ai genitori di tentare, a loro spese, di curarlo. Peraltro accedendo a protocolli sperimentali approvati e scientifici. Perché molti parlano e scrivono di accanimento terapeutico, sulla base di quale principio si definisce questo caso come un esempio di accanimento? Tantissime persone hanno versato un contributo e molte di più hanno fatto rete unendosi nella richiesta alle autorità di agire secondo umanità rispettando quella vita. In tantissimi NON HANNO AVUTO PAURA, ottenendo un vero miracolo. Se non per merito per insistenza….

Pensa alla Scuola e immagina insegnanti forti, veri missionari, che amano gli alunni e sono pronti ad affiancarsi alle famiglie in difesa di alti principi, facendosi baluardo contro le ideologie che da sempre si sono invece fatte strada sfruttando e assoggettando la scuola, usandola come fucina capace di forgiare i futuri cittadini secondo le esigenze di quell’idea. Immagina di trovarci anche genitori capaci di esserlo veramente, impegnati nella ricerca dello stile educativo migliore e attenti al dialogo didattico con gli insegnanti dei loro figli. Questo è il cuore della scuola, è nata così e con queste intenzioni è stata costruita dal dopoguerra in poi. Quel che rischi di trovarci oggi è il risultato dell’attività ideologica molto ben organizzata portata avanti fino a farci trovare ragazzi che denunciano violenze in classe ma vengono isolati dai compagni e dai professori. Pochi professori ultra ideologizzati che impongono incontri “formativi” estremamente negativi e non trovano che pochissima resistenza da parte dei dirigenti e dei colleghi docenti. Torniamo a cercare il senso vero di questo pilastro sociale, pensiamoci e parliamone con la serietà del buon padre di famiglia, concetto giuridico che alcune nazioni hanno già abolito e altre si apprestano a fare altrettanto. E smettiamo di avere paura di esporci, di pensare. Di capire.

Oggi si accusa di arroganza chi lotta per cercare la Verità, imputandogli l’ardore di essere convinto di possederla. Il relativismo caratterizza ormai etica, morale, dogmi e virtù.  Anche qui il solo cercare il centro, il senso di questa ricerca, aiuta a vedere tutto il resto come questioni accessorie che possono essere oggetto di opinioni diverse ma tutte devono avere inizio e trovare compimento nel cuore della questione, nella Verità.

La ragione della nostra esistenza è una sola ed è particolarmente grande. Il progetto che ci riguarda è sempre difficile, impegnativo e ricco di ostacoli, ma se trasformiamo questi ostacoli in obiettivi dandogli nobiltà ed elevandoli a valore assoluto allora stiamo solo illudendoci. Certo potremo trovare così più comodo vivere e pretenderemo da tutti che riconoscano i nostri limiti come elementi qualificanti, risolvendo così alla radice il problema dato dall’affrontarli e superarli.

E’ bello e appagante vedere nel nostro prossimo il sorriso di chi trova un facile abbraccio. Ma diverso è volerlo aiutare davvero, subito dopo averlo abbracciato. Non certo trasformando il male in una specie di bene intiepidendone gli effetti. E non mi sento sollevato nel vedere un uomo che soffre meno se rimane convinto che in fondo tutto può andare bene sempre.

L’abitudine a sacrificare parte del nostro preziosissimo tempo per sapere, per conoscere a fondo le cose con cui abbiamo a che fare, è in controtendenza con questo tempo che ci propone veloci soluzioni e pareri raccolti dal web, dai media o da un qualche pensiero mondiale che essendo molto diffuso appare come una verità assodata. Più ancora spaventa l’esporci, mostrare pubblicamente il nostro pensiero quando questo è diverso da quello che “il mondo” sembra aver deciso essere quello corretto. “Non abbiate paura!” è quanto mai attuale e necessario. Ed è il miglior consiglio che posso dare ai miei figli. Cercare di arrivare al cuore delle persone con le quali abbiamo a che fare e degli accadimenti che conosciamo e che si sviluppano intorno a noi, sempre molto più vicini di quanto possiamo immaginare, è la rivoluzione che mi auguro possa presto avverarsi.

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